Quota = da 1100 a 1900 m.
Tipologia = Valle
Posizione: sul lato orografico sinistro della *valcamònega, all'altezza del paese di *temü.
Descrizione: valle abbastanza ampia, con esposizione a nord e quindi con microclima più freddo della zona circostante. Lungo i fianchi gli abeti giungono fino sul fondovalle.
Etimologia: val da
sumerico *ba-al scavo, aprire un canale, a ebraico *b@lal scorrere, a
greco *aÙlën
vallone,
a lat. *vallis valle a dial. *val, *al;
diàui da accad. *dai% di fianco
e *bal@lu
colpire, a greco *di£boluj calunniatore, a lat. *diabolus diavolo,
spirito malvagio, a dial. *diàul diavolo, principio del male. In realtà
la valle, come tutta la zona è impregnata del toponimo *avio (monte, valle,
lago "aviòlo") ed anche la *val di diàui nei documenti antichi è
scritta *valle di avole.
Non può sfuggire però il fatto che la valle, in tempi lontani, dovesse apparire
come la valle delle acque se ancora attualmente ci sono 5 bacini artificiali che
raccolgono le acque dei ghiacciai del *pian di neve. E' probabile quindi
che il termine originario sia da accad. *awwu stagno, acque basse con
influenza di *agiu acqua come troviamo in gotico *ahwa fiume, in
ant. tedesco *auwa prateria paludosa (scandin-avia) e nel dial. della
media valle *aiwa acqua.
Storie o leggende: "Quando queste
notizie giunsero al signore del castello di Pollagra che si trovava dove oggi
c'e' Vione, tutti furono presi da grande spavento e pensando che la loro fine
fosse ormai prossima si ritirarono nella località che ancora oggi viene detta
Tor dei Pagà non prima però di aver messo al sicuro un favoloso tesoro che non
venne portato sulla montagna per paura che Carlo Magno lo prendesse, ma fu
sepolto in una località segreta della valle dell'Avio che già allora era
conosciuta con il nome di "Val di diaui" per certi rumori che facevano
pensare a presenze diaboliche."
La val di Diaui (leggenda di
Temù liberamente rielaborata)
Si racconta che molti anni fa, in fondo alla Valle D'Avio vivevano una coppia di
vecchi un po' particolari. Il vecchio aveva una pelle raggrinzita dal tempo, lo
sguardo duro, da cattivo, la voce cavernosa e cupa e si diceva fosse anche molto
manesco. La donna invece aveva la fama di strega e si sussurrava che spesso era
stata vista sulle praterie del Tonale ai convegni diabolici.
Era la sera dell'ultimo dell'anno; la giornata era stata abbastanza tiepida ed
il vecchio stava rientrando in casa per la cena. Si sedette a tavola, ma mentre
la donna porgeva il piatto della minestra, inciampo' in uno sgabello ed il
piatto ando' a finire in fronte al vecchio. Il brodo bollente scendeva lungo le
guance cavernose del vecchio e andava a formare piccoli rivoli lungo la barba.
Fu un attimo e il vecchio si avvento' sulla malcapitata, tempestandola di colpi:
schiaffi, calci e tutto cio' che capitava. Quando finalmente riusci' a liberarsi
dalla presa scappo' fuori dalla baita proferendo oscure minacce. In men che non
si dica giunse al bivio di Cavaione, si pose al centro della strada ed attese
pazientemente che le prime streghe dirette al Tonale giungessero nei paraggi.
Finalmente l' aria fu percorsa da fruscii, e nel cielo si stagliarono le prime
ombre dirette verso il Tonale a cavalcioni di una scopa. Tutti sapevano che era
pericoloso fermarsi sui crocevia, ma lei sprezzante del pericolo, si mise a
urlare: "Fermatevi, sorelle!", e con poche parole tutte furono messe
al corrente della triste storia. La decisione fu unanime e immediata, bisognava
punire il vecchio caprone. In breve, la baita fu circondata ed iniziarono i tiri
mancini. Il vecchio si era steso sul letto e si stava appisolando, quando sentì
una porta sbattere violentemente; si alzò, imprecando contro il vento, ma
quando stava per toccare la maniglia, la porta andò a sbattergli violentemente
sul naso. Grondando sangue e con le stelle negli occhi, si girò per prendere il
bastone che teneva sempre pronto, ma il nodoso legno sembrò volteggiare nell'
aria e ricadde più volte pesantemente sulla schiena.
Allora capì che il tutto era opera di una stregoneria e imboccò
precipitosamente la porta cercando salvezza fuori, ma dove andare? Si ricordò
che le streghe non possono frequentare i luoghi con le croci e infilò così il
viottolo che scendeva al cimitero; con la muta delle streghe alle calcagna,
spinse il cancello del cimitero che cigolò sinistramente. Ansante come un cane
da caccia si lasciò cadere ai piedi di una tomba ed esclamò: "Darei l'
anima pur di liberarmi da questa maledizione!"
Stava ancora terminando la frase che la pesante lastra di marmo su cui era
seduto comincio' a sollevarsi lentamente ed apparve una processione di scheletri
che cantando: "L' anima a noi la vendetta a te" mosse con decisione
contro le streghe rimaste all' esterno. La lotta si accese all' istante e la
valle si trasformò in un campo di battaglia. Sembrava che la sfida non dovesse
mai finire, ma, in tutte le storie c'e' sempre un ma,...ma, dicevamo, i diavoli
che stavano aspettando le streghe al Tonale, non vedendole arrivare, pensarono
di andar loro incontro e capitarono nel bel mezzo dello scontro. Visti inutili i
tentativi di ridurre alla ragione quegli scalmanati, decisero di ricorre alle
maniere forti: alcuni salirono al Cornu del Mesdi' e cominciarono a bloccare
tutte le nuvole di passaggio, altri, da cima Plem e dall' Adamello indirizzarono
nella valle venti violenti, altri ancora, dai monti di Mesöl, Casola e Calf
riunirono nebbie cariche d' acqua. Nel volgere di pochi attimi si scatenò un
uragano quale mai era stato visto dalle nostre parti. La valle era un
susseguirsi di lampi, tuoni, fulmini e saette. La pioggia , cadendo
violentemente trascinava via sassi enormi che rotolavano a valle con un fragore
assordante. Gli abitanti di Temu', Pontagna e Villa, svegliati nel bel mezzo del
sonno, si affacciarono alle finestre e a molti , tra un fulmine e un lampo parve
di scorgere corna, code e zampe di capra, il tutto circondato dall'
inconfondibile odore di zolfo. Quando le campane dell' Ave Maria suonarono,
tutto cessò e qualche coraggioso osò entrare nella valle d' Avio; la baita dei
vecchi era scomparsa sotto una montagna di sassi, molti dei quali portavano
impressi , come scolpite , le impronte di zampe di capra e piedi di porco.