Mòrcc de suàn  

Quota = 1330 m

Tipologia = Edificio religioso

Posizione: a *suàn, accanto alla chiesa ed al vecchio cimitero

Descrizione: è una cappella recentemente restaurata e che al suo interno conserva due teche con antine di vetro che contengono decine di teschi. All'esterno sul frontone del tempietto si legge una frase biblica dal libro dei maccabei:

 "Et, facta viritim collatione ad duo milia drachmas argenti, misit Hierosolymam offerri pro peccatis sacrificium, valde bene et honeste de resurrectione cogitans. Maccabei II,12,43"

 che però è stata scritta così:


Etimologia: mòrcc da accad. *ma'@ru andare via a lat. *mortuus morto, a dial. *mòrt morto;
 
suàn da sumero *sug palude e accad. *an quello, quello accanto per cui *suàn starebbe ad indicare il posto, la balza accanto alla palude

Storie o leggende: Don Balardini (1868) pensò pure all'attuale cappella mortuaria da lui fatta costruire in sostituzione del piccolo ossario sormontato da un quadro rappresentante il Crocifisso attorniato da anime purganti.
A questa opera fu spinto dalla tradizionale devozione ai poveri morti tanto radicata nel popolo di Zoanno. A fomentare questa devozione concorse in fatto che ha del miracoloso ma che pure è affermato come indiscusso dalla tradizione.
L'inizio di questa devozione risale alla peste di S. Carlo. E' voce comune che alcune pie persone di Zoanno, religiose e secolari, che erano morte a Milano in seguito al contagio, dopo alcuni anni ebbero trasportate le loro ossa al proprio paese. Al loro arrivo, giunte in via Adriana (detta volgarmente Intremùr) le due piccole summenzionate campane si misero a suonare da sole, un tale fatto, unito a delle grazie speciali ottenute per loro intercessione, spinsero le popolazioni limitrofe a pellegrinare continuamente al piccolo ossario. Di qui si spiega la premura di questo pio sacerdote don Balardini di erigere una cappella degna di tanta devozione e si ebbe l'attuale spaziosa cappella mortuaria ove il sacerdote può comodamente celebrare la Santa Messa e i fedeli assisterla.
Essa è frutto della fede, dell'entusiasmo, della devozione ai loro morti della gente di Zoanno, la quale, non badò a sacrifici; infatti scendeva al sottostante fiume portando le pietre per il viottolo delle Palù, saliva il monte, tagliava legname, faceva offerte.