Comportamento
El gà la cràpa düra cùme 'n sàs |
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Ha la testa dura come un sasso | Per indicare la cocciutaggine di alcune persone si è preso come metro di paragone la durezza del sasso, materiale assai usato e noto per la sua resistenza |
A ölte 'l vucùri 'nguià màr e spüdà dóls |
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A volte è necessario ingoiare amaro e sputare dolce | Era una frase che calzava a pennello per i rapporti tra nuora e suocera; la nuora, ultima arrivata nella casa doveva sottostare al volere della suocera, ma fingersi comunque felice della sua situazione per non aggravarla ulteriormente e mettere in situazioni scomode il marito |
Apèna 'l quèrcc 'l sa chél chè bói 'n padèla |
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Solo il coperchio sa quello che bolle in pentola | Era un modo di dire che stava ad indicare il pudore dei nostri vecchi a mettere in piazza le difficoltà o i malanni presenti nelle famiglie; solo chi viveva nel nucleo familiare poteva conoscere come stavano le cose |
Cambià èla |
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Cambiare direzione | Cambiare modo di vivere, cambiamento radicale. |
Chi cànta a tàula e màngia a lèt, l'è 'n màt perfèt |
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Quello che canta a tavola e mangia a letto, è un matto perfetto | Avere comportamenti non convenzionali, come ad esempio cantare mentre si mangia o mangiare mentre si è nel letto, era giudicato sintomo di problemi mentali, cose da pazzi |
Chi pöl 'n pìt cumànda 'n pìt, chi pöl 'n po' cumànda 'n po' |
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Chi può poco comanda poco, chi può un po' comanda un po' | A volte la smania di comandare può nascondersi anche in persone che, pur non avendo un ruolo di comando, se si trovano ad essere investite di una qualche carica, fanno sentire in tutti i modi il loro peso, anche a sproposito e rendendosi spesso ridicole |
Chi và 'n sü, chi và 'n zü, chi resta 'n cül bizù |
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Chi va in su, chi va in giù, chi resta col culo per aria | C'è chi sale e chi scende nella scala sociale e nella ricchezza, ma c'è anche chi subisce dei tracolli e va con le gambe all'aria |
Chìi chè gà paöra del pecà i mòri cul cül pelà |
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Quelli che hanno paura del peccato, muoiono col culo pelato | Non sempre la vita permette di essere corretti e rispettosi degli altri se uno vuol fare carriera e farsi avanti, altrimenti, se ha troppe remore non riuscirà mai a sfondare e morirà povero senza soldi (cul cül pelà) |
Cumudàla èa de sóra de Bré |
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Sistemare la cosa sopra Breno | Si diceva in alta valle quando si risolvevano le questioni senza appellarsi al tribunale che si trovava a Breno; mettersi d'accordo bonariamente |
Cun l'öcc i la àrda e cun li mà i la sgrafìgna |
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Con l'occhio la guardano e con le mani la rubano |
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Dàghi la fraìna |
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Dare la zizzania | Minacciare pesantemente. Probabile il riferimento alla parabola del vangelo di Matteo (13, 24-30). La fraìna è il loglio o zizzania che cresce col grano. |
Del föch curé, de l'àqua scapé |
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Se c'è un incendio accorrete, se c'è un'inondazione scappate | Uno dei modi di dire che scaturivano dall'esperienza; quando c'era un incendio era necessario che tutti accorressero per formare una catena di secchi per spegnere il fuoco, ma se si trattava dell'acqua che esondava l'unica salvezza poteva essere la fuga |
Èghen 'na patàta |
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Averne una patata | Non poterne più di una situazione o di una persona, essere stufo. |
El fa 'l diàul a quàtru |
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Fa il diavolo a quattro | Quando uno per raggiungere il suo scopo è disposto a tutto, costi quel che costi, anche se la cosa può provocare discordia o risentimento negli altri, viene paragonato al diavolo che si fa in quattro e quindi provoca un grande trambusto |
El gà 'l cò 'n de li néule |
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Ha la testa tra le nubi | Persona che spesso sembra su un altro pianeta, che non segue il discorso o che non è concentrata nel suo lavoro. |
El gà 'n diàul per caì |
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Ha un diavolo per capello | Già uno che ha un diavolo in corpo è persona non certo tranquilla, ma uno che per ogni capello ha un diavolo (a meno che sia calvo) certamente è super agitato, infuriato, non ci sta più con la testa, è fuori di sé |
El gà argót per la caàgna |
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Ha qualcosa per la cesta | Avere qualcosa per la mente, avere un progetto non conosciuto dagli altri, avere un'idea fissa. |
El gà dàt 'na rezentàda |
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Gli ha dato una ripassata | Corrisponde all'italiano “una lavata di capo” per dire che qualcuno era stato rimproverato con forza |
El gà l'ài 'n del cül |
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Avere l'aglio nel sedere | Detto di persona irrequieta, che non sta mai ferma, che fa le case di fretta. |
El gà la bóca taiàda per traèrs |
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Ha la bocca tagliata in senso verticale | Persona che parla male di tutti, che trova sempre un pretesto per denigrare il prossimo. |
El gà la céra de fàn amò e mai pentìs |
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Ha la faccia di uno che ne combinerà ancora senza pentirsi | Detto di persona che combina spesso marachelle, ma non impara dai suoi errori e non si pente di quello che fa. |
El gà li fète de salàm süi öcc |
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Ha le fette di salame sugli occhi | Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Una persona che ha gli occhi coperti da ottime cose come le fette di salame, gustose come cibo, ma pericolose sugli occhi è quella che non riesce a vedere quello che tutti vedono, molto spesso perché accecata dall'amore o dalla fiducia riposta in altri |
El gà mìga tücc i sö a cà |
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Non ha tutti i suoi a casa | Chi si comporta in modo strano, senza criterio, quasi da pazzo. |
El gà paöra po' de la sua umbrìa |
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Ha paura anche della sua ombra | Non tutti nascono con un cuore di leone, c'è anche chi ha un cuore di coniglio che a volte può anche salvarlo. Certo che avere paura della propria ombra vuol dire essere veramente fifoni, persone su cui non fare affidamento nel caso di situazioni complicate, dove bisogna mostrare i denti |
El gà pü tücc i sö a cà |
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Non ha più tutti i suoi a casa | Detto di chi dà i numeri, che si comporta come se fosse privo di qualche rotella, scriteriato |
El ghè fa tirà li góle |
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Lo stuzzica per la gola | Far desiderare una cosa ad un bambino, prenderlo per la golosità. |
El ghè fa umbrìa |
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Gli fa ombra | Fare soggezione |
El sa gnà de mì, gnà de tì |
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Non sa né di te, né di me | Detto di persona scialba, incerta, senza personalità, che non poteva essere in grado di esprimere valutazioni degne di essere prese in considerazione |
El t'ha mìga töt la mèsa |
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Non ti ha tolto la messa | Significa che non ti è stato fatto un affronto così grave come poteva essere togliere al prete la facoltà di dire messa per qualche rilevante mancanza commessa dallo stesso e che poteva portare alla riduzione allo stato laicale del religioso |
El và a röda |
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Andare a ruota o come una ruota | Può significare sfruttare gli altri, ma può anche indicare chi non smette più di parlare. |
El vucùri tirài fò li paròle cul rampì |
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E' necessario cavargli le parole con un gancio | Persona taciturna, che deve essere quasi obbligata a parlare, come se le parole uscissero a fatica. |
Fài mìga caso, 'l pàrla perché 'l gà la bóca |
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Non farci caso, parla perché ha la bocca | Quando uno parla senza sapere esattamente cosa sta dicendo, come se le parole uscissero dalla bocca in libertà, solo per parlare |
Föch de pàia |
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Fuoco di paglia | La paglia era usata come combustibile in alcune occasioni, come quando si facevano i falò perché ha il pregio di bruciare velocemente, ma di spegnersi in fretta: significa durare poco |
Ghe faróm li scàle de séda |
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Gli faremo le scale di seta | Detto che nasconde una certa acredine ed era usato per chi mostrava di non gradire certe proposte o attività, specialmente nei rapporti tra suocera e nuora dove gli screzi erano più frequenti e la “madùna” si sentiva spesso minacciata nella sua autorità dalla “spósa” che aveva idee diverse dalle sue |
Ghè pü témp che vìta |
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C'è più tempo che vita | Il tempo è una cosa preziosa soprattutto per chi, come l'uomo, ne ha a disposizione solo una quantità limitata perché poi la vita finisce. |
A tàula e a lèt sgà mìga de éi rispèt |
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A tavola, e a letto, non bisogna avere vergogna | È un invito a godere dei piaceri del cibo e del sesso senza troppi moralismi; a tavola e a letto non bisogna farsi scrupoli e prendere ciò che ci piace senza alcuna remora morale che non sia la libertà altrui |
Grìgna, grìgna che la màma l'ha fàt i gnòch |
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Ridi, ridi che la mamma ha fatto i gnocchi | E' detto quando si vuol far capire a qualcuno che non c’è motivo di ridere, ma l’invito è di ridere pure mentre la considerazione per la persona che si ha davanti si abbassa. |
Ignì a üna |
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Venire al dunque | Detto di persone inconcludenti, che non prendono mai una decisione o che non si spicciano a fare una cosa. |
Ìnt de 'n urécia, fò de l'àltra |
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Dentro un orecchio, fuori dall'altro | Quando uno non presta attenzione a quello che viene detto e quindi le parole non lasciano traccia nella mente, come se entrassero da un orecchio ed uscissero dall'altro |
L'è crapù cùme 'n mül |
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E' testardo come un mulo | Il mulo era un animale molto usato nella nostra zona per le sue doti di resistenza e di forza e deriva dall'unione di un asino e di una cavalla. Il mulo può trasportare grandi pesi direttamente sulla groppa e questo ne ha permesso l'uso da soma, specialmente in montagna. I muli sono ritenuti testardi |
L'è cùme parlài al mür |
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E' come parlare con il muro | Quando i vecchi parlavano e i giovani non ascoltavano i consigli era come se le parole dette le avesse udite solo il muro che evidentemente non dava risposta |
L'è debé cùme l'àqua che bàgna 'l fé |
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E' buono come l'acqua che bagna il fieno | Si diceva solitamente parlando di bambini che non erano per niente tranquilli e buoni e venivano paragonati all'acqua estiva che cade sul fieno che sta per seccare bagnandolo nuovamente e costringendo il contadino a rifare il lavoro |
La ghè fümàda |
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Gli è fumata | Una persona arrabbiata si scalda nella discussione e sembra che il sudore evapori come una nebbia; indica l'essere oltremodo arrabbiati |
La prìma la sé perdóna, la segónda la sé bastóna |
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La prima si perdona, la seconda si bastona | Sbagliare è umano, ma insistere nell'errore è diabolico dice la chiesa; i nostri vecchi molto più semplicemente concedevano uno sbaglio, ma già al secondo c'era la punizione |
La pü spèsa l'è de 'nbutiglià |
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La più consistente è da mettere in bottiglia | Detto quando si prova un grande spavento che comporta anche reazioni dell'intestino a causa della paura. Essere in preda al panico. |
La sé pìsa adòs da li grignàde |
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Si piscia addosso dalle risate | A volte le risate troppo grasse possono produrre una contrazione involontaria che produce una piccola perdita di urina. E' un rimprovero per le risate troppo spinte |
La tròpa cunfidànsa la fa pèrdi la creànsa |
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La troppa confidenza, fa perdere il rispetto | Quando c'è molta confidenza specialmente tra ragazzi ed adulti, specie se questi ultimi ricoprono ruoli di autorità, può venire meno il rispetto e quindi la considerazione in cui deve essere tenuto chi ha un ruolo educativo o di guida |
Laàs fò la bóca |
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Sciacquarsi la bocca | Sparlare di qualcuno, fare dei pettegolezzi su qualcuno. |
Ligàsela al dé |
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Legarsela al dito | Non perdonare un'offesa, conservare rancore. |
Maià 'l pà pentì |
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Mangiare il pane del pentimento | Ricredersi, pentirsi in ritardo per un'occasione avuta o per una cosa fatta o non fatta. |
Maià cul cò 'n del sàch |
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Mangiare con la testa nel sacco | Vivere senza preoccupazioni perché qualcuno pensa ai tuoi bisogni e ti mantiene. |
Maià signór e cagà diàui |
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Mangiare il signore e cagare diavoli | Detto di chi si mostra molto devoto, magari facendo la comunione tutte le mattine (maià signór), ma poi nella vita di ogni giorno si comporta in malo modo, facendo del male al prossimo (cagà diàui) |
Mèti mìga la pàia vizì al föch |
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Non mettere la paglia vicino al fuoco | Era riferito soprattutto alla vicinanza tra maschi e femmine nell'età dello sviluppo dove la paglia era la ragazza ed il fuoco era il giovanotto |
Và miga a cercà 'l frèt per 'l lèt |
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Non andare a cercare il freddo per il letto | Quando ancora le case non avevano il riscaldamento centralizzato, la camera da letto era gelida e solo il letto era riscaldato con la scaldina, per cui era sufficiente spostare i piedi dalla zona calda per trovarsi al freddo; significa andare a cercarsi rogne quando si potrebbe fare a meno |
'Ndà fò de carezàda |
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Uscire dalla carreggiata | Uscire dal solco tracciato dalle ruote dei carri che erano passati prima era molto pericoloso specialmente nella stagione invernale, quando la neve copriva le strade e le tracce delle carreggiata erano un'indicazione sicura. In generale indica abbandonare la tradizione ed esporsi ai pericoli |
'Ndàghi dré cun la mél |
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Circuirlo con il miele | Detto di chi cerca di ottenere favori blandendo la persona che può concederli. |
Pütòst chè fa brüta figüra, l'è méi la ràa 'n cö e dumà la cùa. |
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Piuttosto che fare brutta figura, è meglio una rapa oggi e domani la coda (della rapa) | Essere rispettati e considerati persone serie era un'esigenza dei nostri avi non meno della nostra per cui, quando la povertà era imperante e il cibo a volte scarso, si preferiva patire la fame, rappresentata dalla rapa oggi e la sua radice (cùa) domani, piuttosto che fare brutta figura. |
Se 'l cunósi da la nöda |
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Lo si conosce dal segno distintivo | La ”nöda, detta in dialetto anche “tàca (da cui deriverebbe il termine dialettale “tàcui per indicare le pecore) era il segno distintivo di ogni gregge e consisteva in alcune tacche poste sui lobi delle orecchie per poter distinguere gli animali quando le greggi si mescolavano |
Sò de chè pè che tè vèt sòp |
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So da che piede zoppichi | Quando si conoscono le persone da lungo tempo, si sa già in anticipo dove vogliono andare a parare per cui è facile prevederne le mosse |
Stà sül desmentegà |
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Fare finta di dimenticarsi | Riferito a persone che dovendoti dei soldi o dei favori, fanno finta di niente, come se avessero rimosso dalla memoria il debito. |
Tè ghèt de cambià èla |
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Devi cambiare direzione, vita | Quando le cose non vanno per il verso giusto, non si possono apportare piccoli cambiamenti nel modo di vivere, è necessario invertire la rotta in modo deciso |
Tè sèt 'na schèna drìta |
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Sei una schiena diritta | Riservato a tutti gli sfaticati che non sono disposti a curvare la schiena per lavorare |
Trìghet 'n àmen |
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Fermati un attimo | Veniva detto ai bambini vivaci che non stavano mai fermi o alle persone che cercavano di sottrarsi ad un incontro non in programma e che avrebbe fatto perdere tempo |
Turnà cun li pìe 'n del sàch |
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Tornare con le pive nel sacco | Il detto deriverebbe dall'antica usanza militare di suonare la tromba o la cornamusa durante le marce di trionfo dopo una vittoria. In caso di sconfitta l'esercito si ritirava invece in silenzio, senza suonare gli strumenti musicali che rimanevano chiusi negli appositi sacchetti di custodia oppure negli zaini dei soldati (nel sacco). |
Và a dà vìa i ciàp |
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Va a dar via il culo | Ingiunzione abbastanza volgare per porre fine ad una disputa o a un confronto che evidentemente non ha avuto carattere amichevole o incontro di opinioni condivise, ma si è risolto in un muro contro muro |
En bù aucàt 'l fa pasà per cagnöl perfino 'n gàt |
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Un buon avvocato fa passare per cane perfino un gatto | Il rapporto con gli avvocati deve essere stato quasi sempre conflittuale per i nostri vecchi perché temevano la capacità di alterare la realtà con i loro sofismi e la loro dialettica |
En du chè 'l rüa 'l pitór, scàpa po' al signór |
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Dove arriva il pittore, scappa anche il signore (crocefisso) | Quando il pittore (inteso come imbianchino) si appresta a lavorare è necessario togliere tutto quello che c'è sulla parete, compreso il crocefisso. Il detto però si riferiva al trambusto e ai disagi che l'arrivo del pittore in casa provocava, specialmente per le necessarie pulizie a lavoro ultimato |
Ghè mìga 'na cà de siór 'n du l'àbies mìga pisà 'n müradór |
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Non c'è casa di signore in cui non abbia pisciato un muratore | Si rifaceva all'abitudine dei muratori di urinare direttamente sul posto di lavoro e quindi anche nella costruzione delle case per i signori. Magra consolazione per chi lavorava dieci, dodici ore al giorno per un misero salario |
I erór dei dutór i và só tèra sénsa fa rumór |
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Gli errori dei dottori vanno sotto terra senza fare rumore | Si racconta che Socrate, venuto a sapere che un suo amico da pittore era diventato medico, disse che era stato molto accorto lasciando l'arte dove gli errori erano palesi e dandosi a quella i cui errori si nascondono sotto terra |
Làcrime de préit e südór de stradì i ha mai bagnà gnà 'n scalì |
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Lacrime di prete e sudore di stradino, non hanno mai bagnato neanche un gradino | Per indicare due categorie che non si dannavano l'anima per le disgrazie altrui o per il troppo lavoro: il prete officiava i funerali senza pianto e lo stradino smetteva di lavorare prima di sudare |
Và piànu barbér chè l'àqua la scòta |
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Fai piano barbiere che l'acqua scotta | E' facile lavorare sulla pelle altrui, ma il malcapitato che subisce cerca di far sentire le sue ragioni. |