Malanni

A mangià tròp se scàmpa pòch


A mangiare troppo si campa poco E' un altro invito alla moderazione: mangiare è giusto e salutare, ma abbuffarsi è dannoso e porta a morte prematura
Al pòst de li ricète de spisièr, l'è méi 'n bù bicér
Al posto delle ricette del farmacista è meglio un buon bicchiere di vino Nella medicina fai da te il bicchiere di vino era un rimedio universale per tutti i mali, molto meglio degli intrugli del farmacista
Chìi chè s'è scutà i gà paöra po' a de l'àqua frèda

 
Chi si è scottato, ha paura anche dell'acqua fredda Chi ha subito una brutta esperienza è più timoroso quando deve prendere decisioni che potrebbero riproporgli esperienze negative, proprio come chi, essendo rimasto scottato con l'acqua bollente, si avvicina con cautela anche all'acqua fredda nel timore che scotti.
Cóntru i pensiér, 'n gràn rimédi l'è 'l bicér
Contro i pensieri, un gran rimedio è il bicchiere Quando uno non riesce a sopportare il peso delle preoccupazioni e delle avversità, può trovare conforto e sollievo nel vino, anche se non cambia la realtà dei fatti
El pòrta mìga bràghe de vécc

Non porta pantaloni da anziano Era detto di chi, per motivi vari, dava a vedere che non sarebbe campato a lungo e quindi non avrebbe indossato i pantaloni degli anziani perché sarebbe morto prima
El rüà chèla de la vìla?

E' arrivata quella della vìla Quando ero piccolo e avevo fame mia nonna mi prendeva in giro dicendomi se avevo visto “chèla de la vìla. Quella della Villa era la fame immaginata come una signora anziana, macilenta che andava in giro a chiedere un pezzo di pane per potersi sfamare
El s'è tirà sü 'na còsta
Si è rinfrancato una costola Si è rimesso bene da una malattia.
El vàrda fò màl
Guardare fuori male Quando una persona è strabica e il suo sguardo è quindi con gli occhi incrociati
Èser fò del lèt
Essere fuori dal letto Era la risposta più frequente quando qualcuno chiedeva notizie sullo stato di salute: indicava che si stava discretamente perché si riusciva ancora ad alzarsi dal letto e non si era infermi
Ghè sempér piàghe se l'óm 'l gà 'l bigaröl e la fómna li bràghe
Ci sono sempre disavventure se l'uomo ha il grembiule e la donna i pantaloni I nostri nonni erano assolutamente convinti che i ruoli andassero rispettati per cui in casa doveva essere l'uomo a decidere, perché se la donna (bigaröl) prendeva il comando era una disavventura
Ghèt 'l vèrmu solitario?
Hai il verme solitario? Detto a chi non smette mai di mangiare e sembra che abbia uno stomaco senza fondo: il verme solitario o taenia solium era un parassita intestinale frequente in epoche passate
Gnà a tòrt, gnà a rezù, làset mài mèti 'n prezù
Né a torto, né a ragione non lasciarti mai mettere in prigione Sia che tu abbia torto e a maggior diritto se hai ragione, fai di tutto per non lasciarti mai mettere in prigione, perché sai quando entri, ma non quando esci
Guarì pü prèst che 'n frèsa

Guarire più presto che in fretta Era l'augurio rivolto a coloro che erano ammalati; guarire più velocemente possibile (più presto, più velocemente che in fetta)
Guèra, pèste e carestìa i và sémper 'n compagnìa


 
Guerra, peste e carestia vanno sempre in compagnia La guerra porta spesso come conseguenza la fame e la mancanza di cibo che può provocare epidemie e malattie varie: nelle Rogazioni si cantava:”A peste, fame et bello, libera nos domine”
I vìsi de natüra i pòrta i óm a la sepoltüra
I vizi di natura portano l'uomo alla tomba Eccedere in tutte le cose fa male alla salute e porta l'uomo a morte prematura; molto meglio la moderazione che non cade nel vizio e nell'assuefazione
'L cróda de sòn

 
Cade dal sonno E' la rappresentazione visiva di chi sta crollando dal sonno, come fosse una mela matura che cade dall'albero (cróda)
'L ghè ignì fastìdi
Ha avuto uno svenimento E' quella sensazione di mancanza di forze, senso di vertigine, annebbiamento della vista che a volte ti assale sia fisicamente, sia per qualche sproposito che viene detto o fatto; essere a disagio
'L m'è ignì a cò 'n dé
Mi ha fatto infezione il dito Processo di formazione del pus; consegue a infiammazione da germi, flogosi dei tessuti che decorre con formazione di pus e senso di dolore e di martellamento del dito
'L m'è ignì i diaulì 'n dei dé

Mi sono venuti i diavolini nelle dita Sempre a proposito di abbigliamento, quando non si avevano i guanti, o i guanti di lana si bagnavano, era frequente un inizio di congelamento alle estremità delle dita che si contrastava sfregandole sui capelli
'L và fò cul cò


Va fuori con la testa Persona pazza, sconsiderata, eccentrica, al di fuori della norma, con comportamenti stravaganti, chi non è più in pieno possesso delle sue capacità mentali
L'è 'n giànde
E' in cattivo stato Quando uno ha il fisico debilitato, come il figliol prodigo costretto a mangiare ghiande; indica uno stato di salute precario, prossimo alla fine
L'è 'ndà cùi pü tàncc
E' andato con i più E' morto e ha raggiunto il regno dei più.
L'è bagnà cùme 'n puì

E' bagnato come un pulcino Essere bagnato fradicio, inzuppato fino alle ossa.
L'è dré a pezà i póm

Sta pesando le mele E quello stato di dormiveglia nel quale ogni tanto la testa ciondola in avanti per poi riprendersi subito, richiamando il movimento della barra della bilancia carica di mele quando il peso si avvicina al limite
L'è pü de là che de sà
E' più di là che di qua Persona ormai in fin di vita, che è più vicina alla morte che alla vita, ma anche persona semi addormentata, che è più vicina al sonno che alla veglia
L'ültima u la tuséga u la medéga
L'ultima o avvelena o guarisce L'ultima medicina o ti avvelena o ti guarisce: già i nostri nonni sapevano che le medicine sono parente strette dei veleni e non bisogna approfittarne altrimenti si rischia di intossicare l'organismo
La crós la stà 'n cà del mòrt
La croce sta nella casa del morto Tutti vedono i loro mali e sovente anche le conversazioni vertono sulle magagne della salute, ma questa massima vuol riportarci con i piedi per terra e ricordarci che la morte è la sola unica “croce definitiva; gli altri sono mali a cui si può, in qualche modo, porre rimedio
La ghè pasàda po' a Napuleù quant chè l'è 'ndà a Mósca
E' passata anche a Napoleone dopo la sconfitta di Mosca Quando qualcuno si arrabbiava e non c'era verso di ridurlo a miti consigli, si soprassedeva pensando che prima o poi sarebbe sbollita anche a lui l'arrabbiatura, come era già successo anche a Napoleone, dopo la disastrosa ritirata dalla Russia dopo che aveva conquistato Mosca
La salute sensa sólcc, l'è 'na mèza matatìa
La salute senza danaro è quasi come una mezza malattia Il problema dei soldi ha sempre assillato i nostri vecchi che non a caso consideravano la penuria di danaro quasi come una malattia
La scàrpa grànda l'è 'l paradìs del pè
La scarpa grande è il paradiso del piede Le scarpe comode, che non stringono sono per i piedi un luogo ideale, quasi un paradiso, mentre una scarpa stretta produce dolore e ricorda l'inferno
Léngua de fómna che ha mai parlà, pel d'àzen che ha mai ciapà stangàde, làcrime de préit de dré ai fünerài, l'è la midizìna de tücc i mài

La medicina di tutti i mali è fatta con lingua di donna che non ha mai parlato, pelle di asino che non ha mai preso legnate e lacrime di prete al seguito del funerale La medicina che guarisce tutti i mali è un'utopia, come pensare che la lingua di una donna stia zitta, che un asino non pigli botte o che un prete pianga ad un funerale
Ogni grignàda la tira fò 'n ciò da la càsa


 
Ogni risata toglie un chiodo dalla cassa da morto Già un tempo si sapeva che il riso fa buon sangue, per cui ogni risata di gusto serviva a posticipare la morte (quando ancora le casse da morto venivano chiuse con i chiodi e non avvitate)
Sbarbelà del frèt
Tremare dal freddo Quando ancora non c'erano gli abbigliamenti tecnici per contrastare il freddo, ma ci si affidava ai maglioni di lana, era possibile sentire mandibola e mascella che sbattevano (sbarbelàa) per il freddo
Sè l'invìdia la fös 'n màl, tüt 'l mónd 'l sarìs 'n uspedàl
Se l'invidia fosse una malattia, tutto il mondo sarebbe un ospedale L'invidia, dal latino in-videre guardare dentro, guardare storto, è un sentimento molto diffuso ed anche tra i più inconfessabili; un detto sostiene che “Ci sono cose che un individuo non confessa né al prete, né allo psicanalista, né al medium dopo morto. E fra queste cose la prima è senza dubbio l’invidia”
So mìga se 'l ghe rüa a purtàla fò

 
Non so se riuscirà a sopravvivere Era detto di persone gravemente ammalate che difficilmente sarebbero sopravvissute, sarebbero riuscite a portare avanti la loro vita (purtàla fò)
Tànt penà e mai murì
Soffrire tanto e non riuscire a morire Detto di chi soffre e non riesce a morire in pace, oppure di chi sta facendo un lavoro che non riesce a concludere né bene né male
Tè mè fèt ignì la féer

Mi fai venire la febbre Detto soprattutto di bambini esagitati, irrequieti che mettono a dura prova le capacità di sopportazione dei genitori i quali si sentono spossati come se avessero la febbre
Tós tusèta, ciàma casèta

Tosse, tossetta, chiama la cassa da morto La tosse sottile e persistente era un chiaro indizio di malattia, quasi sicuramente riconducibile alla tubercolosi che ha mietuto molte vittime nei secoli passati
Và piànu barbér che l'àqua la scòta
Fai adagio barbiere, perché l'acqua scotta Lavorare sulla pelle degli altri è sempre più facile che lavorare sulla propria perché il male lo sente il padrone della pelle. Era un invito rivolto a chi stava intervenendo per operare sulla carne altrui