Piante ed erbe
A lónch 'ndà 'l péza po' a la pàia |
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A lungo andare pesa anche la paglia | Tutti noi sappiamo che la paglia è assai leggera, ma l'asino che deve trasportare per lungo tempo una soma di paglia probabilmente non sarebbe della stessa opinione, perché col passare del tempo tutto sembra appesantirsi, anche perché i muscoli si stancano |
A ti la rüsca, a mi la ràa |
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A te la buccia, a me la rapa | Significa che mentre tu prendi gli scarti, io mi prendo la parte migliore. Nelle stalle era consuetudine giocare con le rape a costruire carrettini e dopo averle usate per il gioco, consumarle crude dopo averle sbucciate; quello a cui toccava la buccia era il più sfortunato |
Chìi chè màia 'l mapél i ghè làga la pél |
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Quelli che mangiano il Mapello ci rimettono la vita | L'aconito napello è una pianta erbacea della famiglia delle Ranuncolacee con la sommità del fiore somigliante vagamente ad un elmo antico. È una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi. (Da Wikipedia) |
El rìs 'l nàsi 'n de l'àqua, ma 'l völ mòri 'n del vì |
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Il riso nasce nell'acqua, ma vuole morire nel vino | “La nascita del riso", ovvero la coltivazione, avviene nei campi allagati; "la morte del riso", ovvero il miglior modo per degustarlo, consiste nell'abbinarlo ad un buon bicchiere di vino |
L'ài l'è 'l spisièr del puarì |
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L'aglio è il farmacista del povero | Quando le medicine erano una rarità e i rimedi per lo più naturali, una parte importante era svolta dall'aglio che per le sue proprietà antisettiche e antinfiammatorie era considerato una panacea |
L'è 'l sòch de li pète |
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E' il ceppo delle botte | Questo detto si rifà a quando si coltivava la canapa e il lino nei nostri campi: dopo la raccolta gli steli della canapa venivano battuti con un mazzuolo di legno su un ceppo pure di legno, per eliminare la parte legnosa e liberare la fibra che era poi tessuta. La frase era riferita a chi veniva preso di mira dai compagni ed era subissato di botte, proprio come il ceppo su cui si batteva la canapa |
L'è 'na betònega |
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E' una betonica | La betonica è un'erba officinale molto conosciuta ed usata. In senso figurato significa essere sempre in mezzo, detto di una persona che s'incontra ovunque o che si occupa di moltissime cose. Usato anche per un ficcanaso, per un maneggione, o per chi s'intromette dappertutto |
L'èrba gatìa la mòri mai |
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L'erba cattiva non muore mai | Fa da contraltare al detto “l'è i pü bù che i se 'n và” anche perché gente che sprizza cattiveria da tutti i pori si trova sempre |
Li röze li smarsìs, ma li spìne li rèsta |
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Le rose marciscono, ma le spine restano | Era un avvertimento per quelli che si sposavano: inizialmente prevalevano i petali della rosa, come nel matrimonio i momenti piacevoli, ma poi, quando i petali sfiorivano, restavano le spine, come nel matrimonio restavano le cose sgradite o spiacevoli |
Ndu chè la sés la sé sbàsa, tücc i pàsa |
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Dove la siepe si abbassa tutti possono passare | Era un invito a non abbassare mai la guardia, perché, come quando la siepe dell'orto era bassa tutti potevano entrare, così se uno non ha una buona protezione, tutti possono entrare e fare danni |
Nu ghè Pàsqua sensa fràsca |
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Non c'è Pasqua senza rami con foglie | Le festività pasquali variano da fine marzo a fine aprile, a secondo degli anni, ma coincidono sempre con l'arrivo della primavera ed è il momento in cui gli alberi mettono le foglie |
Sè dal föch el vé zü 'n stisù, tè ghè 'n viàs argót de bù |
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Se dal fuoco cade un tizzone, hai in viaggio buone notizie | È una delle tante superstizioni riguardanti il fuoco da cui si cercava di trarre presagi a secondo di come avveniva la combustione; in questo caso la caduta di un tizzone indicava un evento positivo, mentre in altri paesi era indice di disgrazia imminente |
Tirà fò 'l sànch da li ràe |
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Cavare il sangue dalle rape | La rapa era una coltivazione molto in auge in tempi passati; si seminava nei campi dopo aver raccolto la segale o il frumento all'inizio di agosto. La rapa, dalla polpa bianchissima, è però poco saporita anche perché composta in prevalenza da acqua, per cui il proverbio era riferito a una cosa impossibile da fare |
U fa 'l vì, u véndi l'üa |
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O fare il vino, o vendere l'uva | Non si possono avere tutte le cose, a volte bisogna scegliere; è simile al detto: “O l'uovo oggi, o la gallina domani” |