Tempo
A pagà e murì s'è sémper a témp |
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A pagare e morire si è sempre a tempo | Sta ad indicare che per le cose sgradevoli, come pagare un debito o addirittura morire, c'è sempre tempo |
Àn bizèst, àn fünèst |
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Anno bisestile, anno funesto | La cattiva nomea dell'anno bisestile risale al tempo dei Romani che chiamavano bisesto il mese di febbraio perché si computava due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo, corrispondente al 24 febbraio |
Che fèt, che fói |
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Cosa fai, cosa faccio | Cosa che si ripete in continuazione, ad ogni pie sospinto. |
Ciapàl per la pél del cül |
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Prenderlo per la pelle del culo | Afferrare qualcuno all'ultimo momento, risolvere un problema all'ultimo istante, quando ormai sembravano perse le speranze |
Dè zügn, la fàls 'n del pügn |
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A giugno la falce nel pugno | Entro il mese di giugno dovevano essere falciati i prati per il primo taglio del fieno e quindi era il momento di preparare la falce affilata e pronta per la fienagione |
El ghè amò mercàncc en féra |
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Ci sono ancora mercanti nella fiera | Significa che la situazione non è ancora conclusa, che qualche cosa può ancora cambiare. |
El més del mài e l'àn del mìga |
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Il mese del mai e l'anno del non | Per indicare che una cosa non verrà mai fatta o che una persona non manterrà la parola. Corrisponde alle Calende greche dei latini. |
El plöi che dìu la mànda |
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Piove che Dio la manda | Tutto quello che accadeva era visto come dono o castigo di Dio per cui, quando la pioggia era incessante ed abbondante, non si parlava di bombe d'acqua, ma di pioggia mandata da Dio, come aveva mandato al tempo del diluvio universale |
En sìch e tre òtt |
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In cinque e tre otto | Cose fatte velocemente, in poco tempo, come ad esempio la conta che se invece di procedere ad uno ad uno si procede a tre per volta diventa più veloce |
Gnà mò, gnà mài, gnà mìga |
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Né ora, né mai, né assolutamente | Espressione usata quando si vuole affermare che una certa azione non avverrà assolutamente. Usa una figura retorica detta “anafora” che consiste nella ripetizione di una parola all'inizio di ogni frase. Il significato è : “Scordatelo, non accadrà mai” |
L'àqua de tramuntàna la bàgna la gabàna |
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L'acqua di tramontana bagna il pastrano | L'acqua che viene tirata dal freddo vento del nord, è così violenta che penetra anche sotto il “gabanòt e bagna il malcapitato che deve stare all'aperto a curare le pecore |
L'è 'ndré cùme li scandéle de Pés |
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E' in ritardo come l'orzo di Pezzo | L'orzo (scandèla) era una delle poche coltivazioni possibili nei nostri paesi, ma a Pezzo (quota 1500 m) stentava a maturare anche quello per cui quando uno voleva dire ad un altro che era lento nel capire usava questa espressione |
L'è dré a ignì 'na pél de àqua |
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Sta arrivando una quantità di acqua | Quando si vedono le nubi nere cariche di acqua che cominciano a scaricare acqua man mano che avanzano. |
L'è l'età de la stüpidèra |
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E' l'età della stupidera | L'età compresa tra i 12 e i 15 anni era detta l'età della stüpidèra perché il comportamento dei ragazzi cambia improvvisamente spesso assumendo atteggiamenti aggressivi, di ribellione nei confronti degli adulti e di provocazione e di bullismo nei confronti dei coetanei, comportamenti giudicati sciocchi (stüpidèra) |
L'è mòrt del màl del vécc |
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È morto per il male del vecchio | Si dice di persone che muoiono non per una malattia particolare, ma per consunzione, per sfinimento, come una candela che si spegne perché giunta alla fine |
L'è pasà 'l témp che Bèrta la filàa |
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E' passato il tempo che Berta filava | Ci si riferisce ad un tempo trascorso, non solo assai remoto ma concluso, che non tornerà più e quindi ad una situazione non più sostenibile attualmente, anche se in uso in tempi assai lontani, quelli della regina Berta dai grandi piedi |
L'è sórt cùme 'na campàna |
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È sordo come una campana | Completamente sordo, come le campane che si suppongono assordate dal loro stesso suono, oppure come una campana incrinata, che non ha più le sue normali vibrazioni ed emette quindi suoni smorzati e privi di sonorità |
L'ha fàt 'n scalì 'ndré |
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Ha fatto un gradino indietro | E' detto di una persona anziana o ammalata che mostra chiaramente i segni di un peggioramento di salute, come se nella scala della vita avesse fatto un gradino indietro verso la morte |
La nòt l'è fàta per i làder, per i lóch e per chìi chè capìs nigót |
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La notte è fatta per i ladri, per gli allocchi e per chi non capisce niente | Un tempo la notte era considerata il regno delle persone di dubbia moralità, dei ladri e degli ubriaconi; una persona per bene e meglio ancora se donna, doveva ritirarsi in casa a sera e non uscirne che al mattino dopo |
Li màschere i li éndi de carneàl |
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Le maschere le vendono di carnevale | Viene usato soprattutto per dire che secondo la legge della domanda e dell'offerta, quando una cosa è molto richiesta viene a costare di più, proprio come le maschere che si usano a carnevale e in questo periodo sono più care. Si usa in generale quando una cosa viene a costare più del dovuto |
'N dóm pù de bòt |
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Andiamo in fretta | Era detto soprattutto per incitare i ritardatari quando si andava a messa e la campana aveva già suonato l'ultimo richiamo, il “bòt; indica andare di corsa, in fretta |
'Ndà a fa stremàs |
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Andare a fare veglia nella stalla | Nelle sere d'inverno, da dicembre a marzo, le sere dopo cena erano trascorse nelle stalle con altre famiglie perché così si stava al caldo senza consumare la legna e mentre gli adulti facevano dei lavoretti, i bimbi ascoltavano le storie raccontate dagli anziani; questo era “'ndà a stremàs” |
'Ndóm u stóm? |
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Andiamo o stiamo? | Era un detto rivolto a chi era indeciso e non sapeva prendere velocemente una posizione, come uno che non sa se alzarsi ed andarsene o rimanere seduto e continuare la conversazione |
Ògni mòrt de èscof |
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Ad ogni morte di vescovo | Cosa che avviene raramente, come la morte di un vescovo. Mentre la morte delle persone comuni era un fatto ricorrente, la morte di un vescovo o meglio ancora di un papa era vista come avvenimento straordinario, raro |
Quànt chè 'l plöi e ghè fò 'l sól, 'l sé spóza li strìe |
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Quando piove e c'è il sole si sposano le streghe | A volte capita che durante un temporale improvvisamente faccia capolino il sole; essendo un avvenimento abbastanza strano veniva interpretato con valenze magiche e quindi legato agli spiriti onnipresenti delle streghe anche perché spesso subito dopo si formava l'arcobaleno |
Segà 'l fé cul fiór e la risìa cul culór |
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Il fieno va tagliato con il fiore e il secondo taglio con il colore | Il fieno veniva tagliato verso la fine di giugno, quando ancora l'erba era in fiore, mentre il secondo taglio, detto “risìa (ricresciuta), andava tagliato quando l'erba aveva preso un colore più intenso perché aveva preso il sole e i primi freddi di agosto-settembre |
Taià la nèbia cul curtél |
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Tagliare la nebbia con il coltello | Specie in alcuni giorni autunnali, la nebbia è talmente fitta da formare un muro quasi fisico da poter fendere usando un coltello per squarciare la coltre nebbiosa |
Tè salüdi minighìna |
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Ti saluto Minighina | Intercalare usato per indicare che una cosa non è stata ancora fatta, quando si decide di fare qualcosa e poi si perde tempo e non si fa o si fa con molto ritardo |