Dòs de le barbìne
Quota = 1260
- 1290
m.
Tipologia = Dosso
Posizione: a nord di ”viù, sotto la strada che porta a ”canè, all'imboccatura del ”viàl lònch, appena passata la ”àl dei mulì, nella zona detta ”mondasöl.
Descrizione: è un dosso attualmente coperto di vegetazione, in prevalenza larici e abeti ed alla sommità è piantata una enorme e squallida croce di lamiera verniciata di bianco ed in parte arrugginita.
Etimologia: dòs da
accadico ”dasen
grosso,
grasso e ”sum dorso,
schiena quindi gobba, gibbosità, al latino ”dorsum
dorso,
dosso al dialetto ”dòs prominenza
del terreno, piccola gobba;
barbìne da accadico ”perku luogo
inaccessibile, al greco ”πέργαμος rocca
di Troia, a ted. ”berg monte. Bergimo
era una divinità protostorica gallica, venerata particolarmente nel territorio
bresciano, che impersonava il concetto di grandezza e maestosità del paesaggio
alpino. Secondo
la leggenda era un luogo di culto delle sacerdotesse del dio Bergino o Bergimo
chiamate ”bèrge, ”bergiàne o ”barbine.
Storie o leggende: epigrafe
Sex(tus) Nigidius / Fab(ia tribu) Primus ae/dil(is) Brix(iae) decur(io) /
honore grat(uito) d(ecreto) d(ecurionum) / ex postulation(e) pleb(is) / aram
Bergimo restit(uit)
L’iscrizione ricorda un magistrato locale, edile e decurione di Brixia,
incaricato dall’amministrazione bresciana della cura degli edifici sacri e
pubblici che, a richiesta della popolazione, fece ripristinare l’ara del dio
Bergimo. Lo stesso personaggio è ricordato in un’altra iscrizione su ara votiva
(CIL V, 4982; Inscr. It. X.5 nr. 1053) con dedica alla Tutela Augusta, trovata
nel centro storico di Arco.
Bergimo era una divinità protostorica gallica, venerata particolarmente nel
territorio bresciano, che impersonava il concetto di grandezza e maestosità del
paesaggio alpino. Il documento attesta la forte presenza di popolazioni
preromane legate alle antiche tradizioni religiose e, nel contempo, la saggia
politica del municipio di Brescia nel rispettare la religione locale.
Scrive il Biancardi nella sua Historia: "... L'originari et habitanti di
Polagra con li suoi membri adorarono per l'horo nume principale Giove sotto il
nome di Bergimo et monte al qual dio Giove sacrificavano quelle genti ogni anno
un toro e un agnello bianchi et a Marte un vitello chiamato Picco o Piccozzo...".
Gli fa eco Padre Gregorio: " ...dentro il Dosso Bergimo, o come dice il volgo
Barbino, all'acqua Martia [...]; a Vione dentro il castello subito passata la
valle dei Mulini, trovasi sotto la strada una viva memoria del medesimo ch'è una
piccola collina isolata, coronata da folti arbori di larici e ginepri la quale
porta tutt'hora il nome di Bergimo e la lingua vernacola dagli idioti detto il
Doss di Barbino, per testimonianza ch'ivi Bergino fosse adorato...".
I druidi, sacerdoti celtici, si riunivano nelle foreste per celebrare i riti, al
pallido raggio della luna. Mentre le sacerdotesse (Barbine o Berge o Bergiane)
danzavano nude, velate di candidi pepIi, sciolte le chiome, agitando con forza
le torce accese, vi si immolavano vittime, traendo auspici dalle palpitanti
viscere, come ci tramanda Tacito.